giovedì 22 settembre 2011

ECCO CHI MI PIACE.....


SILENZIO, PARLA IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CHE TUTTI SOGNIAMO

L’ invocazione di secessione fatta da un ministro della Repubblica che si occupa di riforme istituzionali è un atteggiamento eversivo”.
Non ha dubbi il giurista Stefano Rodotà nel commentare le parole di Umberto Bossi che domenica a Venezia, concludendo la Festa dei popoli padani, ha ritirato fuori la carta della secessione, arrivando a lanciare un referendum per realizzare la Padania. Spiega Rodotà: “La Costituzione, all’articolo 5, dice esplicitamente che l’Italia è una Repubblica una e indivisibile.
E dunque, parlando di secessione si va assolutamente contro una norma costituzionale”.
*Professore, è possibile pensare a un referendum per realizzare la secessione “in modo democratico” come ha provato a dire Bossi?

Si tratta di un’idea improponibile in ogni forma perché i referendum sono specificamente indicati dalla Costituzione per situazioni diverse da queste. Non si può neanche seguire la strada della revisione costituzionale. Sia nell’articolo 5 che nel 139 si dice che la forma Repubblica non può essere oggetto di revisione costituzionale: la forma data allo Stato non può essere toccata. Nel nostro sistema non c’è nessuno strumento legale per la secessione, perciò si tratta di una proclamazione eversiva.

*Allora, cosa ne pensa di un ministro dell’Interno che, come ha fatto Bobo Maroni domenica, non solo non denuncia questo tipo di richieste, ma anzi sale sullo stesso palco di Bossi?

Un ministro dell’Interno, o di qualsiasi altra materia, non può né appoggiare, né far passare sotto silenzio ciò che ha detto Bossi. Vorrei sottolineare in questa prospettiva che alle parole del Senatùr non ci sono state reazioni politico-istituzionali adeguate.

*Da cosa dipende secondo lei?

Da molto tempo è invalsa l’abitudine di considerare le uscite dei leghisti (e non solo) come folklore, come manifestazioni non rilevanti. Più volte Berlusconi ha raccontato che Bossi, dopo aver parlato in pubblico, va da lui e “chiarisce” in privato qual è la sua vera posizione. Il degrado istituzionale è favorito da questa sottovalutazione. Se mai domani qualcuno reagirà, i cittadini diranno: “Ecco, di nuovo la casta ci vuole negare il diritto di decidere il nostro destino come il nostro capo Bossi vorrebbe”. Insomma, sono le reazioni degli altri quelle che mi preoccupano mentre Bossi in difficoltà tenta di tornare alle origini con un atto eversivo.

*Napolitano dovrebbe intervenire? E come?

Il capo dello Stato – che in altre occasioni è intervenuto in maniera molto netta – deve pronunciare parole adeguate alla gravità delle cose che Bossi ha detto a Venezia. Ho letto che Eugenio Scalfari su Repubblica ha suggerito a Napolitano di mandare un messaggio alle Camere: non per vantare primogeniture, ma qualche tempo fa avevo sottolineato lo stesso punto. Il degrado progressivo rende necessario che il presidente possa fare un messaggio al Parlamento e restituire alla legge Costituzionale il posto che le spetta.

Il Fatto Quotidiano di: Giacomo Salerno
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